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Stop alle elettriche a Oxford: saranno prodotte tra Cina e Germania

Il gruppo BMW ha deciso di interrompere l'anno prossimo la produzione delle Mini elettriche nello storico impianto di Cowley, alle porte di Oxford, e di trasferirne l'assemblaggio in Cina. Lo stop rientra in un più ampio piano di revisione della gamma del brand britannico, che entrerà in vigore nel 2024 e porterà a una completa riorganizzazione del network produttivo: la Mini a batteria sarà prodotta nella fabbrica realizzata a Zhangjiagang, nella provincia dello Jiangsu, dalla 'Spotlight Automotive Limited', la joint venture paritetica con la Great Wall Motor. Nello stesso impianto sarà assemblata anche la Mini Aceman elettrica, mentre la versione a zero emissioni della Countryman uscirà dall'anno prossimo dalle catene di montaggio della fabbrica della BMW a Lipsia, insieme alle varianti endotermiche.

Il futuro di Oxford. L'impianto britannico continuerà ad assemblare fino al 2030 tutte le Mini a benzina (a tre e cinque porte e decappottabili) destinate all'esportazione negli Stati Uniti, in Giappone e Medio Oriente. Dunque, il sito inglese non sfornerà nuovi modelli, men che meno elettrici, per almeno sette anni, ma il suo futuro non sembra a rischio, nonostante le speculazioni della stampa britannica sulla possibilità di una vendita proprio alla Great Wall. D'altro canto, l'azienda cinese non ha mai fatto mistero della sua intenzione di individuare un impianto produttivo in Europa per sostenere le sue strategie di espansione sul mercato continentale (la Great Wall è spuntata anche tra i possibili candidati a rilevare la proprietà di una fabbrica Nissan a Barcellona). Le voci sono state comunque smentite da Stefanie Wurst, il nuovo responsabile del marchio inglese: “Oxford sarà sempre la casa della Mini". 

Sito inefficiente. Lo stop alla produzione delle Mini elettriche non è legato alle conseguenze della Brexit sulle catene di approvvigionamento o logistiche, né alle tensioni doganali con l'Unione europea, né all'assenza di una vicina fabbrica di batterie. "Oxford non è attrezzata per i veicoli elettrici", ha spiegato Wurst, sottolineando l'inefficienza causata dalla contemporanea produzione di modelli endotermici ed elettrici su una sola catena di montaggio. Un giorno o l'altro, l'impianto tornerà ad assemblare auto a batteria, ma su una piattaforma produttiva sviluppata dalla Great Wall e su una linea completamente nuova. Di sicuro, il sito "avrà bisogno di rinnovamento e investimenti" anche se, per il momento, "non c'è una data" precisa per l'avvio della ristrutturazione. Del resto, non è escluso che Oxford possa in futuro produrre veicoli non solo per la Mini ma anche per i marchi Ora e Wey dell'azienda cinese. A tal proposito Wurst si è trincerata dietro un laconico “forse”, mentre i cinesi hanno confermato che l'ipotesi di una produzione a Oxford è stata oggetto di "discussioni interne".

 




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